giovedì, maggio 26, 2005

L' Italia può uscire dall'Euro?

da WallStreetItalia

L' ITALIA PUO' USCIRE DALL' EURO?
di Il Riformista per WSI

Ecco lo studio di Aig che agita i mercati. Lo scenario, un po' esagerato, evoca l'Argentina. Per poi aggiungere che l'Italia non è a quel livello. Non ancora. Lo spread dei tassi sul debito italiano rispetto al bund ha tenuto. Pero'...
26 Maggio 2005 6:36 ROMA

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(WSI) – E se l'Italia uscisse dall'euro? La domanda, che sarebbe puramente di scuola, è diventata un'insinuazione, anzi di più, una sorta di previsione programmatica. Viene dalla banca di un grande gruppo assicurativo americano, la Banque AIG, che ha un ufficio studi il cui capo è Bernard Connolly, ex funzionario inglese dell'Unione europea, cacciato anni fa che ha accentuato il suo euroscetticismo. È autore di un libro che ha avuto un certo successo nei paesi anglosassoni: The Rotten Heart of Europe, il cuore marcio dell'Europa, che racconta con cattiveria, ma con dovizia di particolari e acutezza analitica il complicato processo che ha portato alla moneta unica.

Ora, nel suo rapporto, Connolly spiega che l'Italia si trova, tecnicamente nella stessa situazione del '92, non può reggere un euro così forte. Per recuperare un po' di competitività, dovrebbe sperare in una svalutazione del 20% della moneta unica, insomma, il ritorno alla sostanziale parità con il dollaro. Ipotesi del tutto improbabile. Quindi? Quindi restare nella moneta unica sarà sempre più costoso e penoso, anche politicamente.

Il rapporto prevede che Berlusconi cercherà di cavalcare, nella prossima campagna elettorale, i guai dell'euro, ma non potrà arrivare al punto di chiedere l'uscita dell'Italia perché l'ipotesi non trova consenso nell'opinione pubblica italiana, anche se verrebbe vista come una sorta di liberazione dalla Germania e dal nocciolo duro dell'Eurolandia costretti a un take-over dell'immenso debito italiano che secondo il rapporto, è destinato a crescere ancora.

Lo studio ha avuto una certa eco a Londra. Ne ha pubblicato le conclusioni il Daily Telegraph (il principale quotidiano britannico da sempre euroscettico). Ma lo ha rilanciato Martin Wolf (che euroscettico non è) sul Financial Times di ieri. E, visto che l'FT muove i mercati, anche Connolly ha trovato una sua credibilità. In Italia, è toccato a Roberto Calderoli tuonare ancora contro l'euro e predicare la moneta debole: «Una svalutazione della lira ci avrebbe salvato», ha detto dando fiato al gutfeeling padano (ma anche di molti piccoli imprenditori del nordest). Era più che una battuta e lo ha capito anche Domenico Siniscalco, attaccato personalmente dalla Lega e da Calderoli, con toni irridenti: «Non ci servono tecnici, ma ministri politici o in grado di diventarlo», ha tuonato.

Il ministro dell'Economia sta passando giornate terribili. L'Ocse prima, ieri persino l'Istat, hanno bocciato la politica economica. Ma soprattutto Siniscalco è rimasto personalmente amareggiato dalla levata di scudi degli economisti de lavoce.info, i «Giavazzi boys», come vengono chiamati. Da sempre amici o vicini al ministro, si sono messi tutti insieme a chiederne addirittura le dimissioni. Così, ieri Siniscalco ha risposto loro con un comunicato, che è anche una replica alla Lega. «Il ministro dell'Economia - scrive - tecnico o politico, non è un eremita che sta seduto in via XX Settembre... partecipa a un dibattito continuo nel governo e in parlamento, ove si compiono scelte democratiche e non tecnocratiche, spesso combattute e frutto di ampio compromesso».

Il ministro difende il suo operato e sostiene che oggi «il paese si trova a fronteggiare una brusca accelerazione di mali antichi... Per affrontare tali questioni servono senz'altro misure puntuali. Ma occorre soprattutto una politica economica condivisa... Una direzione che discuto con i miei colleghi ministri, con la commissione europea, con le agenzie di rating e gli investitori». E conclude Siniscalco: «Sinceramente, con i miei colleghi economisti vorrei discutere di questa politica economica. Fatta di decisioni e responsabilità». Una replica netta e piena di dignità.

Ma cosa farebbe Siniscalco se davvero nei prossimi mesi tutto il fuoco della polemica e della propaganda politica venisse concentrato contro l'euro? E se montasse in qualche modo anche all'interno del governo (la Lega è come sempre la punta di lancia, e in genere quella di Calderoli è sempre una voce dal sen fuggita)? Potrebbe reggere, lui che nell'euro (pur con tutte le contraddizioni) crede? E questo tam tam, che non è solo il complotto della «perfida Albione», ma rispecchia gli interrogativi (e le speculazioni) che circolano nei mercati, non rischia di danneggiare, alla fine, proprio il rating dell'Italia? Connolly in modo esagerato, evoca l'Argentina. Per poi aggiungere che l'Italia non è a quel livello. Ancora. Fino a questo momento lo spread dei tassi sul debito italiano rispetto al bund, ha tenuto. Ma il rapporto di AIG prevede un balzo nei prossimi anni, rebus sic stantibus. Ancor più delle critiche degli amici, è proprio questo che mette Siniscalco sui carboni ardenti.

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